
Intelligenza artificiale, un futuro certo, tra scetticismo e opportunità
Andrea Lazari ci parla di Intelligenza Artificiale e dello sviluppo di C.E.S.A.R.E.
Come parlare in maniera semplice di Intelligenza Artificiale? Bene, la risposta è complessa!
Ottime premesse penserete, eppure sappiate che da questa consapevolezza in poi è tutto in discesa.
In realtà ognuno di noi, a vario titolo (o senza titoli), ha già maturato un’idea o sperimentato il suo primo approccio all’Intelligenza Artificiale.
C’è chi grida “al ladro!” pensando alle conseguenze sul mondo del lavoro, c’è chi non ha ancora capito di cosa si parla, ma per sicurezza annuisce a tutti i discorsi di chi si dichiara perplesso e che si concludono con il “dove andremo a finire”, ci sono poi i fan dei luoghi comuni che si dividono tra “l’uomo verrà sostituito”, “ci sarà una disoccupazione di massa”, “saremo comandati dalle macchine”, “perderemo le nostre abilità” e tutte quelle frasi fatte che conosciamo benissimo e che possiedono un certo fascino al quale ognuno di noi almeno una volta ha ceduto.
Qualora fosse, non è il caso di farcene una colpa, come esseri umani siamo caratterizzati dall’operare scelte affidandoci a valutazioni che facciamo in maniera veloce, riconducendo ogni nuova esperienza a schemi noti ed estremamente semplificati che ci aiutano a prendere decisioni rapidamente, a giudicare ciò che è bene e ciò che è male in un lasso di tempo breve, quello che in passato era utile ai nostri antenati per decidere se scappare da un pericolo o meno. Ce lo spiega egregiamente il Nobel Kahneman nel suo celebre Pensieri lenti e veloci. Questa economia di tempo, energie e pensiero ci è molto cara e in qualche modo entra in gioco anche quando dobbiamo prendere posizione sulle cose, magari per esprimerci in una conversazione.
La resistenza ai cambiamenti tecnologici può essere spiegata attraverso il concetto di Crossing the Chasm (superamento del baratro), descritto nel celebre libro di Geoffrey Moore. Questa teoria si basa sulla curva di adozione delle innovazioni, che classifica le persone in diverse categorie: innovatori, utilizzatori precoci, maggioranza precoce, maggioranza tardiva, conservatori e ritardatari. Ogni gruppo reagisce in modo diverso a una nuova tecnologia, oscillando tra entusiasmo, scetticismo o totale indifferenza.
Il “baratro” rappresenta il divario critico tra gli innovatori e la maggioranza precoce: colmare questo gap è essenziale per trasformare un’innovazione di nicchia in un prodotto di successo sul mercato di massa. Tuttavia, questo processo non è sempre lineare né garantito, poiché richiede strategie mirate per convincere il pubblico meno incline al cambiamento.
Insomma tutto ciò che è nuovo genera da sempre sentimenti altalenanti e scetticismi, è successo ieri con il telefono, la televisione, con il computer, persino con il frigorifero, la bicicletta, il treno e il cinema. Succede oggi con l’intelligenza artificiale, arrivata al grande pubblico quando, il 30 novembre 2022, Open AI ha rilasciato pubblicamente Chat GPT, tecnologia che ha registrato un tasso di adozione di 1 milione di utenti nei primi 5 giorni, stabilendo di fatto un record.
Su Wikipedia si legge “Chat GPT è l’acronimo di Chat Generative Pre-trained Transformer (trasformatore generativo pre-addestrato) è un chatbot basato su intelligenza artificiale, un modello di linguaggio messo a punto con tecniche di apprendimento automatico, specializzato nella conversazione con un utente umano”…che tradotto significa?
Lo abbiamo chiesto ad Andrea Lazari, Corporate Innovation Manager presso FPZ Spa, come punto di partenza di un discorso ben più ampio che ci può aiutare a comprendere le enormi potenzialità di questa tecnologia.
ChatGPT è un’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI, progettata per interagire con le persone attraverso il linguaggio. Ma cos’è un’intelligenza artificiale? È un sistema informatico avanzato che imita alcuni aspetti del ragionamento umano, elaborando grandi quantità di dati per generare risposte, prendere decisioni o svolgere compiti complessi.
ChatGPT, nello specifico, non è una persona, ma un modello avanzato capace di comprendere e rispondere a domande, spiegare concetti complessi, risolvere problemi pratici e persino sostenere conversazioni in modo naturale e fluido.
La sua forza risiede nella versatilità: ChatGPT può essere utilizzato per scrivere testi, tradurre, fare calcoli, offrire consigli personalizzati, proporre soluzioni creative o risolvere dubbi tecnici. Inoltre, le sue capacità possono essere ampliate con strumenti aggiuntivi, come l’accesso al web o software di calcolo, rendendolo ancora più efficace per attività specifiche come analisi, ricerca e approfondimenti.
A differenza di un motore di ricerca come Google, ChatGPT non si limita a fornire un elenco di risultati, ma elabora risposte mirate e approfondite, integrando conoscenza e ragionamento per adattarsi alle esigenze di chi lo utilizza. È come avere un assistente virtuale sempre disponibile, capace di rispondere a domande, supportare progetti o semplicemente fare conversazione. Il suo valore reale? La capacità di rendere ogni interazione utile, veloce e intelligente, con un tocco umano che lo rende unico nel suo genere.
Una riflessione di partenza semplice ma molto utile che propone il dott. Lazari è che si tratta di uno strumento e come tutti gli strumenti è l’impiego che se ne fa a definirne il valore ed è il range di azioni per cui lo si utilizza a determinare il fatto che possa sostituirsi a noi o meno. Dobbiamo immaginarlo come una protesi ad alta efficienza (una tecnologia “assistiva”) utile ad aumentare le nostre capacità e a sollevarci da alcuni tipi di compiti. Non è stata pensata per sottrarci il lavoro, ma se smetteremo di mettere la nostra testa nelle cose che facciamo allora lo farà!
Uno dei suoi utilizzi più interessanti in ambito lavorativo piuttosto consiste nel sostituirsi a noi per tutte quelle operazioni ripetitive, che non richiedono intelletto né creatività, che non trasformano e non generano valore.
Un esempio concreto e virtuoso di quanto appena detto è rappresentato proprio da C.E.S.A.R.E. strumento ideato e sviluppato da Andrea Lazari per FPZ, azienda leader nel settore dello sviluppo e produzione di soffianti. C.E.S.A.R.E. (acronimo di Computerized Expert System for Advanced Responses and Engineering) rappresenta una soluzione innovativa per ottimizzare il knowledge management, ovvero la gestione della conoscenza all’interno dell’impresa.
Questo strumento di AI generativa non si limita a elaborare dati, ma aiuta a organizzare e rendere immediatamente accessibile una vasta quantità di informazioni tecniche e operative. In un settore dove il know-how è spesso frammentato tra documenti, sistemi gestionali e l’esperienza diretta dei dipendenti, C.E.S.A.R.E. consente di superare il rischio della “dispersione di conoscenza”, che può essere causata tanto dal turnover dei dipendenti quanto dalle micro-operazioni ripetitive che spesso sono necessarie per reperirla. La sua capacità di rispondere rapidamente a domande tecniche specifiche, fornendo soluzioni, citando le fonti e velocizzando i processi, non solo aumenta l’efficienza operativa, ma libera tempo da dedicare ad attività ben più strategiche.
C.E.S.A.R.E. si pone quindi come l’isola che non c’era, l’utopia in cui si incontrano la tradizione industriale e l’avanguardia tecnologica, dimostrando come l’intelligenza artificiale possa essere integrata con successo nelle strutture aziendali esistenti per generare valore tangibile. L’utilizzo di strumenti come C.E.S.A.R.E. da un lato rende accessibili informazioni preziose istantaneamente, velocizzando processi e interazioni, al contempo – e cosa ben più importante - libera il tempo dell’essere umano, tempo che ora può dedicare per esprimere la sua creatività, il suo vero potenziale.
A latere di un discorso strettamente legato allo sviluppo di sistemi avanzati per gli ambiti aziendali, resta un assunto fondamentale: l’intelligenza artificiale è ovunque, anche dove non immaginiamo è già stata integrata, non si tratta più di un’eventualità, di qualcosa che può essere ignorato. Questo ci impone una maggiore comprensione dei suoi meccanismi e potenzialità e ci invita a vederla come uno strumento al nostro servizio, non come una minaccia. Non è un fenomeno lontano, è qui e ora, e sta plasmando il nostro presente e il nostro futuro ad una velocità difficile da immaginare. Come sottolineato da Andrea Lazari, il modo in cui scegliamo di interagire con l’AI definirà la sua efficacia e il suo impatto. Non si tratta di temerla, ma di capirla e sfruttarla responsabilmente, trasformandola in un alleato, mantenendo uno sguardo etico e consapevole.
Come riuscirci?
Iniziamo abbandonando i timori e sperimentando, teniamoci informati e preparati, leggiamo e soprattutto ascoltiamo chi può saperne più di noi perché la comprensione e l’utilizzo consapevole sono i primi passi per superare i pregiudizi e favorire un rapporto più positivo e costruttivo con questa tecnologia ormai indispensabile.
Ilaria Antonica - MetropolitanAdv
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