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PRISONER MOTHERS

Il viaggio fotografico di Carolina Paltrinieri
nel carcere femminile di Adwa

Nel centro missionario “Amici di Adwa” Carolina arriva circa 12 anni fa, per caso: un viaggio in Mozambico salta e durante una cena sente dire che la Onlus cerca volontari lì in Etiopia.
Carolina, che nella vita non si fa ripetere niente due volte, dopo meno di un mese è già là.

C’è tanto da fare per rendere operativa la struttura che si propone di dare cure, assistenza sanitaria, cibo e autonomia economica alla popolazione locale, afflitta da conflitti e carestie.

Carolina inizia offrendo le sue braccia: monta mobili, scarica container, aiuta in cucina.

Nel frattempo osserva e inizia a scattare anche qualche foto. È l’inizio di una lunga storia d’amore, tra la Paltrinieri, la fotografia e questo luogo del Tigrai.
Quel primo viaggio sarà solo l’inizio di una ormai decennale collaborazione tra la Onlus e la Paltrinieri, che ora ad Adwa torna tutti gli anni come fotografa.
Il suo sguardo umanista e la sua fotografia impegnata portano l’impronta del confronto e della formazione realizzata con reporters del calibro di Stanley Greene, Massimo Mastrolillo, Jodi Bieber e Lina Pallotta.

Carolina nel tempo ha deciso di raccontare non solo i servizi che la missione offre grazie alle sue strutture, ma anche le condizioni di vita della popolazione di Adwa nelle sue diverse sfaccettature.
Da questa volontà nasce nel 2019 “Prisoner Mothers”, un intenso reportage di foto e un video sulle condizioni delle 34 recluse del carcere di Adwa.

Piccoli furti, violenza, debiti non pagati sono i crimini più frequenti. Il governo etiope investe circa mezzo dollaro al giorno a detenuto. Niente cibo, acqua una volta a settimana, nessun medico.

Osservando le foto però Carolina ci accompagna poco a poco a mettere a fuoco un’altra storia, parallela a quelle delle donne carcerate: quella dei loro figli, costretti a vivere la stessa prigionia e privazione. Puniti allo stesso modo delle loro madri, senza educazione scolastica, cibo adeguato, cure mediche.

Essere umani è difficile in queste condizioni di privazione psicologia e fisica. Difficile anche da immaginare.
È questo che le immagini della reporter di Finale Emilia ci permettono invece di fare, con determinazione ma allo stesso tempo con delicatezza e rispetto.

Alessia Rollo 
© Riproduzione riservata

Georgis Z/ Michael behind the bars. She beat a man. she is sentenced to two years in prison. In jail with her, she has a five-year-old daughter who can not go to school.
In prison there is water once a week so they fill the tanks to stock up. The children transport the tanks from one side of the courtyard to the other, silent and obedient to their mothers.

Distribution of the only daily meal granted inside the Adwa prison in the women’s section where children live with imprisoned mothers.
Mum comforts the son alienated from boredom.
Mother and daughter in the dormitory. The woman suffers from psychiatric problems.


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