Articolo a cura di: Valentina Chittano
Immaginate un sussurro. Quasi non si sente eppure quando arriva all’orecchio ci dona un brivido, come un segreto che ci meraviglia o una dichiarazione d’amore che ci stordisce. Alessia Tondo, con il suo Sita, sceglie otto sussurri diversi per dirci quanto c’è di lei in quelle musiche e in quelle parole. È una lei rinata, matura, nuova.
“È il regalo che mi sono fatta per i miei trent’anni – spiega – nato tra le mura domestiche, venuto fuori in punta di piedi, pronto a uscire solo quando ho avuto la piena consapevolezza che ero proprio io. E in Sita ci sono davvero, solo io, con il mio vissuto e la mia idea di racconto”.
A questo album Alessia Tondo è arrivata dopo una strada che è stata un viaggio straordinario tra i palchi della sua Puglia e quelli oltre confine, accanto ad artisti che ne hanno riconosciuto le doti e il valore.
Classe 1991, un passato fatto di musica popolare anche in famiglia, Alessia Tondo si è fatta da sempre portavoce di un territorio. A soli 11 anni ha collaborato con i Sud Sound System al famoso brano “Le radici ca tieni” e a grandi passi è arrivata a La Notte della Taranta e al Canzoniere Grecanico Salentino. Nel mezzo ha duettato e collaborato con grandi artisti.
“Al centro del mio percorso musicale – spiega – c’è sempre stata la musica popolare e la voglia di recuperarla. È una musica che deve evolversi, ma farsi riconoscere a fondo nel linguaggio sonoro e nella parola”.
Lo scambio umano e musicale con Mauro Durante e tutto il grande gruppo del Canzoniere Grecanico Salentino risponde a questa esigenza evolutiva, che è sempre un’esplosione di energia, ritmo e passione, e coinvolge in toto Alessia che dal 2015 è stabilmente voce fondamentale di questa realtà pugliese.
Tra le sue collaborazioni rimane tra le più emozionanti quella con Ludovico Einaudi, sia per l’inaspettata sorpresa di volerla coinvolgere nella stesura di un testo per la prima volta per lei non reggae, sia per la poesia che regala ogni volta che “Nuvole Bianche” si fa ascoltare.
“Era il 2012, Einaudi era stato maestro concertatore per La Notte della Taranta – racconta Alessia – Aveva avuto l’intuizione e il desiderio di voler prestare un suo brano strumentale alle parole. Mi chiamò, ascoltai la musica, imparai la melodia e senza neanche accorgermene dissi di sì. Ma il foglio era bianco, avevo un blocco, più pensavo a dover scrivere più ero ferma. Messa alle strette con le tempistiche, abbandonai il controllo della parola, lasciai fluire e nacque quel testo che in qualche modo interpreta proprio questo, il rispetto dei tempi, come nelle relazioni, anche per la musica è così”.
Scarica kamala n.07 "Quella svolta in cui..." clicca qui